Rapporto sulla Campagna Antartica (estratto)
Estate Australe 2011-2012
Ventisettesima Spedizione (PNRA XXVII)
Progetto 2009/B.09: Osservatorio Marino Nel Mare di Ross ( MORSea)
E. Paschini, P. Penna, G. Spezie
Il Progetto MORSea è relativo alla sola attività di mantenimento della rete di osservazioni marine attualmente esistente nel Mare di Ross. L’obiettivo primario della rete è quello di fornire un sostanziale contributo al monitoraggio della variabilità interannuale delle caratteristiche termoaline delle acque di shelf nel settore occidentale del Mare di Ross.
L’osservatorio è costituito da 4 mooring contrassegnati dalle lettere B, D, G e L. Il Progetto si occupa del mantenimento dei mooring esistenti e, possibilmente, di potenziare la strumentazione attualmente alloggiata sulla base anche di accordi e collaborazioni con progetti italiani e stranieri.
Per la Campagna 2011-12 la responsabilità delle operazioni è stata affidata a Elio Paschini del CNR – ISMAR Sezione di Ancona, coadiuvato da Pierluigi Penna dello stesso Istituto e in collaborazione con G. Budillon e P.P. Falco del Progetto T-REx, presenti a bordo.
Si riporta, di seguito, la sintesi delle attività svolte, redatta da Elio Paschini.
La preparazione alla crociera é stata affrettata e senza finanziamenti. Siamo stati invitati a partecipare alla 27a Spedizione alla fine dell’estate 2011 ed avvertiti che bisognava far fronte alle spese vive anticipando con fondi propri.
Sono stati subito presi contatti con l’Istituto NURC della Nato di La Spezia per avere un certo numero di correntometri uguali a quelli in uso in Antartide. Questo, allo scopo di avere degli strumenti di riserva e soprattutto per abbreviare i tempi tra il recupero ed il successivo lancio dei mooring. Il NURC ci ha gentilmente prestato 6 correntometri Aanderaa RCM7, tutti dotati di sensore di pressione da 1000psi (600 metri di range) e 3 memorie da 64K byte. Tali strumenti sono stati testati in laboratorio e sottoposti ad una prova di durata, facendoli funzionare con un intervallo di misura di 5 minuti durante il viaggio dell’Italica. dall’Italia alla NZ. Alla fine solo 5 sono stati considerati validi e 4 di questi sono ora in uso nel Mare di Ross. .
Inutile ricordare che un rinnovo del parco strumenti é necessario. Stiamo utilizzando gli scarti degli istituti di ricerca ricchi per le ricerche (povere) in Antartide.
Prima della partenza dei materiali, é stata fatta riparare e testare da un laboratorio elettronico di nostra fiducia, l’unità di sgancio EG&G mod 8011B dichiarata irriparabile dall’importatore. Nell’occasione é stato allungato il cavo del trasduttore di circa 20 m, constatando che il segnale veniva degradato soltanto del 10%.
Al nostro arrivo in Nuova Zelanda abbiamo apprezzato il giorno e mezzo trascorso in porto, per approntare il laboratorio e predisporre la nostra attrezzatura per un pronto intervento.
Durante questa campagna sono state usate le seguenti innovazioni rispetto al passato:
- Il trasduttore é stato posto in un V-fin, che ha permesso di eseguire le operazioni di avvicinamento e sgancio anche con nave in manovra a bassa velocità: fino a 5-6 nodi. Questa innovazione sarebbe risultata ancor più utile se si fosse dovuto eseguire una ricerca/inseguimento di un mooring vagante. Dato che il cavo ora é lungo 30 metri: l’unità di sgancio é stata portata in plancia, e da lì sono state effettuate le operazioni in stretta interazione con il comando della nave ed al caldo del ponte.
- In fase di recupero si é fatto largo uso della bozza cortissima (due metri) e nodo Prusik direttamente sul cavo di ormeggio. Questo ha permesso maggiore sicurezza e velocità nelle operazioni. Molti sbirri da un metro sono stati recuperati e riposizionati in posti più utili.
- Nel rilascio della zavorra é stato finalmente usato un congegno acquistato per questo scopo almeno 10 anni fà. Il nuovo sistema ha convinto tutti per semplicità e sicurezza. Lo stesso attrezzo é stato usato per la messa a mare dei componenti pesanti (trappole e coppie di sgancia tori).
- Dove é stato possibile, sono state eliminate tutte le parti metalliche. Le boe di vetro OCEANO sono ora legate ad uno spezzone di kevlar, che ne facilita il trasporto ed elimina la corrosione. Con lo stesso sistema sono state collegate a coppia le boe NAUTILUS.
Nella riunione preparatoria della campagna, tenutasi a Roma presso la sede ENEA, si era deciso che gli strumenti del Progetto Picco sarebbero stati aggiunti in cima al mooring D con un punto debole di circa 300kg di rottura. Questo per non compromettere tutto il mooring in caso di collisione con un iceberg nella parte superficiale della catena di strumenti. Durante le operazioni di lancio il punto debole é stato elevato a 500kg per la possibilità di strappi nella fase di lancio.
La U.O. ha prestato assistenza preziosa alla campagna. Il CTD utilizzato durante tutta la campagna é stato quello PNRA assegnato a questa U.O. e portato come riserva. Come pure il convertitore USB a quattro porte seriali ed un altro convertitore USB-seriale, usato per il lanciatore XBT. Un convertitore USB per dischi SATA é stato prestato al servizio informatico della nave. É stato fornito il segnale GPS al lanciatore XBT e Penna é entrato nei turni di lancio delle sonde XBT. Il controllo del funzionamento della misura automatica di CO2 ed il prelievo di 9 campioni di aria per la U.O. Ori é stato curato da questa U.O..
La U.O. stà compilando un modulo di crociera internazionale standardizzato (CSR) contenente i metadati di tutte le U.O. coinvolte direttamente o indirettamente nella campagna, che sarà inviato alla banca dati europea SEA-DATA-NET.
Entrambi i correntometri Aanderaa RCM9 hanno mostrato di non essere adatti a temperature così fredde per tempi così prolungati in acqua: entrambi sono risultati allagati. Il modello RCM7 sebbene più vecchio si é dimostrato più robusto. La perdita di dati nel secondo anno di misura, riscontrata in ogni strumento é dovuto alla infelice scelta di lasciare l’intervallo di campionamento a mezzora, invece di spostarlo ad un ora.
Tentativo di recupero del Mooring L vecchio (2008)
É stato possibile effettuare tentativi di recupero in tre giorni distinti, ma nonostante questo il mooring é ancora lì. Sappiamo solo che é ancora integro e conosciamo più precisamente la sua posizione. Ovviamente abbiamo interrogato lo sganciatore, che non ha mai risposto. Sarebbe lungo descrivere dettagliatamente tutti i tentativi effettuati e le tecniche utilizzate. Possiamo dire che il metodo di incoccio con una una barra di cavo in kevlar posta a 60 metri di profondità e lunga 160, trascinata dalla corrente verso il mooring é risultata la più efficace. Ha incocciato il cavo del mooring 4 volte su 5 tentativi. Purtroppo non avevamo esperienza con mooring dotati di trappole.
Guardando lo schema del mooring si capisce che incocciamo il cavo sotto alla trappola per sedimenti, che non rappresenta un buon punto di aggancio come per esempio il correntometro RCM7. Se il correntometro fosse stato sotto la trappola, come negli altri mooring il recupero era cosa fatta.
Ci auguriamo che durante la prossima spedizione, il personale della Base, opportunamente istruito, sia in grado di tentare il recupero. Ormai dopo 4-5 anni di permanenza in mare, la corrosione ha già intaccato la struttura della trappola che é il punto più debole del mooring. Ogni anno in più diminuisce la probabilità di recuperarlo.